il nostro indirizzo di posta elettronica --> unacrepaincomune@gmail.com <-- scriveteci

14 novembre 2015

Morire di amianto a trent’anni a Milano

E’ il febbraio del 2015. Paolo (nome di fantasia) accusa dei dolori al petto. Si reca immediatamente in ospedale, la diagnosi è uno shock, per lui, per la famiglia: mesotelioma pleurico maligno. Un tumore rarissimo e aggressivo, dall’esito fatale che colpisce in percentuale altissima chi è stato esposto all’amianto (o asbesto).
Dalla cronaca degli ultimi anni abbiamo appreso che le morti per amianto sono in genere riconducibili a particolari attività (ad esempio la cantieristica navale o l’industria del cemento amianto) o a determinate località (Monfalcone, Casale Monferrato, …).
Ma non sembra essere il nostro caso. Paolo ha vissuto quasi tutta la vita a Milano, qualche parentesi nella regione di origine della famiglia. Dopo il diploma e la leva nell’esercito, ha trovato impiego in diversi settori, sia a Milano che nella regione di origine. Può essere considerato un soggetto a rischio per le attività svolte? Ha lavorato anche come muratore e l’edilizia è il settore più esposto all’amianto, con il maggior numero di soggetti colpiti dalla malattia, peraltro in aumento.
Ma Paolo muratore lo è stato recentemente, negli ultimi anni. Ed inoltre, particolare da non trascurare, è molto giovane, appena trentenne. La patologia, già rara di per sé, è statisticamente rarissima fino ai 45 anni ed ha una latenza molto lunga: l’intervallo tra la prima esposizione all’amianto e la diagnosi è mediamente di oltre 40 anni e sono infrequenti i casi per i quali risulta inferiore a 10. Va inoltre detto, per completezza, che essere stati esposti a tale sostanza non significa necessariamente sviluppare la patologia, solo una bassa percentuale si ammala. Come per i fumatori se vogliamo fare un esempio. E che il mesotelioma potrebbe svilupparsi anche in assenza di esposizione all’amianto (caso raro di una malattia rara).
Il tumore non dà purtroppo scampo a Paolo. Fa appena in tempo ad assistere, ricoverato in ospedale, al battesimo del secondogenito che la malattia lo vince. Sono trascorsi sei mesi dalla diagnosi.
Non sarà semplice appurare quando e come Paolo è entrato in contatto con l’asbesto. Le fibre di questo materiale sono molto insidiose, di dimensioni infinitesimali, oltre mille volte più sottili di un capello. Sarà l’inchiesta di malattia professionale che sta conducendo l’ASL a verificare se c’è un nesso tra le attività svolte da Paolo e la malattia.
Dal Registro Nazionale dei Mesoteliomi apprendiamo che, oltre ai soggetti colpiti per motivi professionali dalle malattie correlate all’amianto (circa il 60 % dei casi), sono rilevati numerosi casi per i quali l’esposizione all’amianto è avvenuta non per uso diretto, ma per la presenza dell’asbesto nei luoghi di lavoro [clicca qui].Tanto da ritenere di “particolare interesse … i casi di soggetti ammalati per un’esposizione avvenuta inconsapevolmente per la presenza non nota di amianto o prodotti in amianto in luoghi di lavoro spesso aperti al pubblico”.
Ma un ragazzino come Paolo che abita a Milano, non a Casale Monferrato, in quali occasioni potrebbe essere entrato in contatto con le fibre di amianto? A casa? A scuola? Sono questi gli ambienti in cui si trascorre la gran parte della giornata.
Anche se non è semplice appurarlo, è probabile che Paolo abbia incrociato l’amianto in età scolare. Sono la sua giovane età e le statistiche a raccontarcelo. Sono gli stessi medici che gli sono stati accanto ad averlo indicato.
Sappiamo quali sono le scuole che ha frequentato Paolo: l’asilo nido di via Guerzoni, la materna di via Scialoja, l’elementare di piazzale Maciachini, la scuola media di via Crespi, l’ISS Galvani.
La domanda è inevitabile e non è possibile ignorarla: le cause della malattia potrebbero essere ricercate nell’amianto presente, se presente, negli edifici scolastici frequentati da Paolo?
Lo ripetiamo, probabilmente non sarà possibile definirlo con certezza, individuare quando, dove e come. Paolo potrebbe aver incrociato le fibre ovunque.
Sappiamo con certezza che la scuola media di via Crespi, la Pavoni, è stata chiusa per amianto lo scorso luglio [clicca qui]. L’edificio era stato oggetto di una bonifica (evidentemente non risolutiva) a metà degli anni ottanta del secolo scorso. Nel 2012, a seguito di indagine della società Veram Srl che ha effettuato per conto dell’amministrazione comunale la mappatura e la bonifica degli edifici pubblici sul territorio cittadino, la scuola era stata dichiarata priva di amianto. Ma la primavera scorsa una ditta incaricata di effettuare dei lavori di ristrutturazione ha segnalato la presenza di materiale sospetto, amianto appunto. Si tratta di <<una residuale presenza di amianto “a macchia di leopardo” nel soffitto e nei pilastri, che risultano comunque per la maggior parte confinati mediante controsoffitti e contropareti >> (da nota del Settore Politiche Ambientali ed Energetiche del Comune di Milano).
L’edificio, sede anche di un Centro Provinciale per l'Istruzione degli Adulti, è stato immediatamente chiuso. Gli studenti delle medie hanno avviato il nuovo anno scolastico nel plesso della scuola elementare di via Crespi 1, adattato in fretta e furia alle nuove esigenze, quelli del CPIA trasferiti in altra sede (viale Zara 100).
Ci colpisce questa coincidenza: la chiusura, definitiva supponiamo, della scuola media frequentata da Paolo vent’anni prima e gli ultimi giorni di Paolo si sovrappongono tragicamente.
Così come ci tornano in mente le preoccupazioni di un professore della scuola media Pavoni che nel suo blog, appresa la notizia della chiusura della scuola, ha ben rappresentato i timori di chi in quella scuola insegna raccontando un recente episodio: “l’anno scorso un alunno ha spinto un suo compagno contro la parete e, puffete!, la parete s’è aperta come fecero le acque con Mosè. C’è da riflettere, no?” Si, c’è da riflettere.

- Registro Nazionale dei Mesoteliomi - Quinto rapporto - edizione 2015 [clicca qui]
- Registro Nazionale dei Mesoteliomi - Quarto rapporto - edizione 2012 [clicca qui]
- Registro Mesoteliomi Regione Lombardia - Tredicesimo rapporto - Attività 2013 [clicca qui]

3 commenti:

  1. Ottimo articolo, non ho letto da nessun'altra parte di questo episodio. E' una vostra indagine? Come pensate di procedere? Verrà fatta una verifica sullo stato di salute degli insegnanti e degli studenti che hanno insegnato o hanno frequentato la scuola? Grazie, Francesca

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ciao, abbiamo richiesto all'amministrazione di rieffettuare i controlli presso le scuole che erano state dichiarate libere di amianto - per la verifica sugli utenti della scuola sarà l'ASL a pronunciarsi non appena terminata l'indagine in corso - si, l'episodio è stato, al momento, raccolto e raccontato solo da noi - (LL)

      Elimina
  2. Confermo amianto anche sui soffitti della scuola media Pavoni,ho frequentato quella scuola nel 1978.La prof.Orsoni di matematica e scienze si lamentava del fatto che loro insegnanti passavano molti anni sotto quei soffitti,mentre noi alunni....solo tre mah

    RispondiElimina